BICCIOLANO E BELA MAJIN
Vercelli
STORIA DELLA MASCHERA
IL Bicciolano , insieme alla sua amata Bela Majin, rappresenta da sempre il simbolo del Carnevale Vercellese è un’emozione che si rinnova ogni volta, ma soprattutto è una sfida. E’ uno scorrere veloce e divertente di pagine popolate da contesti storici attendibili e leggende che si perdono nella notte dei tempi, mai banali e sempre divertenti. Parlare di Bicciolano e Bela Majin è un modo semplice e toccante di esprimere la nostra identità vercellese. Il nostro orgoglio. La storia che segue, che io stesso ho imparato da bambino e nei miei studi sulla storia di Vercelli, è stata magnificamente raccontata da Valerio Fossati in un quaderno della Famija Varsleisa del 1961 e ripresa successivamente dalla celeberrima pubblicazione “ ‘L Carvè di Biciulan” di Ranghino, Nasi e Leale, sempre a cura della Famija Varsleisa. La collocazione storica è da porre alla fine del 1700 nel contesto della rivoluzione francese che sta arrivando in Piemonte.
A quel tempo, Vercelli era governata da una classe agiata e intoccabile che imponeva diverse tassazioni perseguendo unicamente scopi ed obiettivi personali. In difesa del popolo, da Porta Milano, si leva il grido di una figura leggendaria di quei tempi che, con rabbia, si scagliava contro le prepotenze dei governanti: Carlin Belletti, detto il Bicciolano. La sua protesta risulta tanto gradita al popolo, quanto sgradita ai potenti che lo fanno rinchiudere per quasi un mese nel castello di Ivrea. Quando viene liberato, torna a Vercelli in trionfo e ancora oggi il suo nome evoca valori di giustizia e uguaglianza. Quando re Carlo Emanuele cede poi il Piemonte alla Francia, anche Vercelli passa in mano ai cugini d’oltralpe che non riescono tuttavia ad incontrare i favori del popolo e non diminuiscono certo le tasse. I vercellesi liquidano la nuova situazione con questa affermazione pungente e spiritosa: “Libertè – Fraternitè – Egalitè… lur an carosa e nui a pé”. Di Bicciolano si torna poi a parlare nel 1809: In una splendida giornata di sole, sull’area del mercato vecchio, i fratelli Nigra allestiscono il teatrino di marionette per il quale sono molto apprezzati in città. Si alza il sipario e appare un burattino nuovo che si presenta con il nome di Bicciolano e grida in dialetto vercellese il suo astio contro i soprusi e le prepotenze dei padroni. E’un trionfo! Un trionfo che dura poco però e si esaurisce in quel caldo pomeriggio.
Di Bicciolano si torna a parlare nella metà del 1800, quando si rende protagonista (impersonato dal signor Carlo Petoletti) di una raccolta fondi a favore dei soldati feriti e in difficoltà. Infine, nel 1859, anche Bicciolano parte per la guerra insieme ai suoi coetanei vercellesi. Parte con il suo fucile dove nella canna ha posto un fiore rosso donato dalla sua Bela Majin alla quale promette di tornare presto. Ma è una promessa che non riesce a mantenere, purtroppo. Cade sotto il fuoco degli austriaci: Un solo colpo al petto che gli disegna un fiore rosso … il fiore della sua amata Majin. La storia recente è nota a tutti, come a tutti è noto il Carnevale di Vercelli, reso grande da personaggi illustri e storici che si sono ispirati ai valori genuini di Bicciolano e Bela Majin nei quali i vercellesi si identificano. Ne ricordo uno in particolare che ha avuto il Carnevale nel cuore e nell’anima: Francesco Leale.
Attualmente i personaggi storici di Bicciolano e Bela Majin sono interpretati da Leandro Falletti e Adriana Pavan.
DESCRIZIONE DELLA MASCHERA
Abito risalente alla fine del 1700, inizio 1800.
Stile Francese con cappello Tricorno marrone con rifiniture giallo vivo come l’abito, completato da un gilet verde e calzettoni a strisce bianche e rosse.
Persona autorizzata ad indossare la Maschera:
Leandro Falletti