SCACCIUNI
San Filippo del Mela Messsina
STORIA DELLA MASCHERA
Pare che fosse il 1544 quando un’orda di turchi, sbarcati “a Saja” (l’odierna frazione di Archi del comune di San Filippo del Mela), prese la strada verso Santa Lucia del Mela. Durante il cammino saccheggi e devastazioni ma, sulla via dell’antica strada Cucugghiàta” (che ancora oggi collega Archi e Cattafi), un manipolo di contadini di Cattafi “armati” di soli attrezzi di lavoro, a cui vennero in soccorso il barone Balsamo di Camastrà e i suoi soldati, respinse i turchi costringendoli a riprendere la via del mare. La battaglia, si concluse con la supremazia dei Cattafesi, che riuscirono nell’impresa di “scacciare” gli invasori turchi. Da quel momento, prese a usarsi il termine “SCACCIÙNI” teso ad indicare l’uomo coraggioso. In segno scaramantico, i vincitori presero ad indossare, in determinate occasioni, i costumi dei vinti. Gli “Scacciuni” fecero le loro prime apparizioni durante le feste di paese, ad indossare il caratteristico costume erano i cosidetti “Capibastiùni” ossia una sorta di piccolo boss di quartiere. Ogni anno si usa ricordare questo avvenimento in occasione del carnevale. Negli anni lo Scacciuni, restando comunque sempre la figura predominante, si è circondato da tante altre figure importanti ed essenziali che compongono l’intero gruppo d’A MASCHIRA
DESCRIZIONE DELLA MASCHERA
Il costume dello Scacciuni è costituito da un gonnellino indossato a ridosso di un pantalone corto al ginocchio di tessuto pregiato ed ornato da passamanerie colorate e pietre di pregio, una camicia bianca sulla quale si incrociano nastri multicolori, una mantellina anch’essa di stoffa pregiata e ornata come il gonnellino, guanti calze lunghe e scarpe bianche. L’elemento più caratteristico è il lungo cappello a cono alto più di 1ml costituito da un’anima di canna e rivestito da stoffa pregiata ornato da merletti e pietre preziose e dalla sommità partono una miriade di nastri colorati lunghi fino ai piedi. Tra le mani, quale arma di difesa offesa, lo Scacciuni tiene sempre “U nerbu di viteddu”. E’ costituito dal prolungamento del pene di vitello essiccato, attorcigliato e trattato al sale che viene poi rivestito da nastri colorati.
Ad oggi, uno tra i primi costumi realizzati, tramandato da generazione in generazione ed ancora in uso risale a circa il 1965/1967.