Conosci la maschera

Gipin

Gipin

Anagrafica

    Classificazione: Maschera Allegorica
    Periodo Storico: 1911
    Regione: Piemonte
    Associazione: GRUPPO GIPIN E CATLIN-A CITTA' DI BIELLA

GIPIN E CATLIN-A
Biella

STORIA DELLA MASCHERA 

La maschera tradizionale della città di Biella e il GIPIN, un vecchietto vivace e robusto, sulle cui labbra scoppiettano motti arguti e pungenti .Ha scarpe grosse e cervello fino. Scende in città con l’immancabile ombrellone rosso sottobraccio e il rustico canestro; porge a chi lo ferma la castagna bianca o il pizzico di tabacco che accompagna con un motto. Non ama le delicatezze della città ,ma ne coglie il lato comico con certa sottile malizia. Al ricco poltrone non risparmia ad esempio l’ironia scherzosa e la gente intorno a lui si sbellica dalle risa: egli sciolina senza velature la storia del padre , del nonno e di chi ci ha fatto i denari di cui il malcapitato gode. Da certe scabrose situazioni giunge in tempo a liberarlo la non meno indispensabile compagna Catlin-a . non è una vecchia brontolona ma è pettegola, curiosa e ha imparato a conoscere il mondo attraverso la cronaca spicciola del suo paese .E’ furba talvolta maliziosa ma tutta piena di timore di Dio. Viene in città per accompagnare il marito e imita i complimenti e gli usi dei signori . Le due maschere vogliono incarnare il buon senso e il senso pratico della gente biellese montagnina, dell’ingegno sottile, gente positiva che tiene alla sostanza e poco all’apparenza. Il primo documento che parla della maschera biellese e il 1911 originario di Camandona piccolo paese ai piedi delle Prealpi biellesi.
L’altro personaggio storico di Biella è “ L Babi , ovvero il rospo che viene sottoposto a processo, uno dei momenti più significativi del carnevale. Questo animale di palude della Bassa è emigrato sulle montagne biellesi dove si corrobora vantandosi di essere “ il più bell’uccello di Biella”. In aggiunta si invaghisce di Catlin-a non nascondendo le sue lussuriose intenzioni. La vicenda sfocia nella cattura, nel severo processo che segue, nella inevitabile condanna che lo conclude. Al di là dell’evidente motivo campanilistico ispiratore (l’eterno conflitto tra Biella e Vercelli), il Babi finisce per assumere il ruolo di vera e propria “ antimaschera ”. Ma non raggiungerà il rogo fra il clamore di astiosi “ crucifige” anzi sarà accompagnato da benevoli sorrisi e da un certo tipo di simpatia .E così lo “ Scarlo”, ovvero il palo del Carnevale che viene bruciato, ha un componente in più: il fantoccio del Babi.
Con l’evento delle fabbriche molti contadini e margari Biellesi abbandonarono campi e stalle x un lavoro meno impegnativo e meno faticoso x andare a prender posto negli stabilimenti tessili.
I Bergamaschi emigrarono nel Biellese per prendere i posti lasciati scoperti
Vengono ribattezzati BERGAMINI ancora oggi vengono chiami così
Nell’avvicinarsi del carnevale sentono la nostalgia della festa , si riuniscono in gruppo e decidono di far nascere una maschera folkloristica Biellese, prendono spunto da una maschera Bergamasca famosa in patria il GIOPPINO
Confezionano un vestito simile alla maschera Bergamasca , invertendo i colori
Il GIoppino veste di grosso panno color verde orlato di rosso, giacca con gilet e pantaloni , con cappello marrone rotondo orlato di rosso
Dal Gioppino nasce il Gipin 1911

 

DESCRIZIONE DELLA MASCHERA 
maschera allegorica stile contadina primi 900
vestito rosso bordato di verde, giacca con coda color rosso bordato di verde, gilet rosso bordato di verde, pantalone rosso bordato di verde con ghette incorporate, camicia bianca con colletto a punta, nastro verde x cravatta, mantello di panno color rosso bordato di verde, cappello marrone bordato di rosso, ombrellone rosso.

 

Persona autorizzata ad indossare la Maschera

Silvano Mocci

La maschera oggi..

gruppo Gipin e Catlin-a città di Biella

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